WALTER SUSKIND: IL SALVATORE DI BAMBINI EBREI

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di MARA PRINCIPATO

Per non dimenticare –

Si sta avvicinando il “giorno della memoria” previsto per lunedì 27 gennaio, che rappresenta un momento di profonda riflessione storica e sociale sullo sterminio degli ebrei, degli avversari politici, del rifiuto assoluto da parte dei nazisti delle diversità attribuite ad esseri umani ritenuti “inferiori”. Per l’umanità è tuttora una lacerazione atroce ancora aperta. 

Walter Süskind, probabilmente meno conosciuto, si colloca nella Storia assieme a Giorgio Perlasca e Oskar Schindler, nelle vesti di salvatore di ebrei perseguitati dai nazisti. 

Süskind nacque a Lüdenscheid in Germania il 29 ottobre 1906, lavorò come manager presso una fabbrica di margarina. Nel marzo 1938, per sfuggire alle persecuzioni nei confronti degli ebrei, emigrò nei Paesi Bassi, accompagnato dalla madre Frieda, dalla moglie Hanna Natt e dalla suocera Fran Natt, trovando dimora a Beren op Zoom, una cittadina situata nella provincia del Brabante settentrionale.

Subito dopo la nascita della figlia Yvonne, Walter iniziò a lavorare per l’azienda Unilever. Dopo poco informò il fratello adottivo Robert del proposito di spostarsi negli Stati Uniti per continuare l’attività intrapresa sempre per la Unilever. Nel 1941 la preparazione per il cambiamento di sede era terminata ma un mese dopo i nazisti proibirono l’espatrio agli ebrei.

Nel marzo del 1942 la famiglia rimasta in Olanda si trasferì ad Amsterdam. A luglio dello stesso anno lo Judenrat* di Amsterdam nominò Süskind responsabile dell’“Hollandsche Schouwburg”, un teatro della città utilizzato per radunare gli ebrei destinati al “campo di transito” di Westerbork, il cui auditorium dal 1962 ospita il museo della “memoria”.

Walter inizialmente ignorava ciò che accadeva agli ebrei deportati. Cominciò a comprendere la realtà allorché constatò le loro condizioni all’interno del teatro, privati della libertà, senza servizi igienici, con quantità esigue di cibo.

Di fronte al teatro c’era un asilo nido dove venivano tenuti prigionieri i fanciulli ebrei. Così quando Süskind venne a conoscenza dell’orrore subito dagli ebrei nei “campi di sterminio”, escogitò – unitamente alla direttrice dell’asilo nido Henriëtte Pimentel (anch’essa ebrea) e all’economista Felix Halverstad – un piano per salvare quanti più bambini possibili.

Attraversando un giardino, i bambini venivano dislocati segretamente in una scuola vicina – dove ricevevano l’aiuto del direttore Johan van Hulst – dalla quale, nascosti in ceste o capienti sacchi, erano trasferiti con carri, tram e treni nelle città del Limburgo e della Frisia, sostenuti dalla “Commissione bambini” di Utrecht di Piet Meerburg.

Grazie alla alterazione dei dati effettuata da Suskind e Halverstad, i nazisti non si resero conto della scomparsa dei bambini ebrei. Pochi conoscono l’impegno civile e umano di Suskind, al punto che, a causa dei rapporti che intratteneva con certune autorità tedesche, fu addirittura accusato di “collaborazionismo”.

Nel 1944, anche Süskind, sua moglie e sua figlia furono deportati nel “campo di transito” di Westerbork. Pure in questo caso, i buoni rapporti con le SS gli consentirono di essere rilasciato. Tornò momentaneamente ad Amsterdam dove si prodigò per salvare la sua famiglia ma fu inutile. Infatti, il 2 settembre, informato della imminente deportazione dei suoi cari al “campo di concentramento” di Theresienstadt, presentò al direttore, come estremo tentativo, una missiva falsificata, in cui si evidenziava il suo “collaborazionismo”. Nonostante ciò, fu caricato con la sua famiglia su un convoglio diretto al “campo di sterminio” di Auschwitz.

Giunte ad Auschwitz la moglie e la figlia morirono. Era il 1944. Mentre nel febbraio del 1945 Süskind decedette, probabilmente in una località sconosciuta dell’Europa Centrale, nel corso di una cosiddetta “marcia della morte”, organizzata dai tedeschi messi in fuga dai soldati sovietici.

Una ulteriore versione riporta invece che Süskind fu ucciso dai prigionieri ebrei confinati nel campo di Auschwitz, perché accusato di aver collaborato con i nazisti per le deportazioni.

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* Consiglio ebraico, corpo amministrativo imposto dai nazisti agli ebrei rinchiusi nei ghetti del Governatorato Generale, ossia, i territori polacchi e dell’ Unione Sovietica occupati.