IL LUDDISMO

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di ELISABETTA FESTA

La prima Rivoluzione industriale ha inizio in Inghilterra alla fine del Settecento.

Favorita da una mentalità imprenditoriale, dalla disponibilità di carbone, ferro e manodopera, si sviluppa inizialmente nel settore tessile, nel quale iniziano a diffondersi macchine che richiedono un minor numero di lavoranti. L’invenzione della macchina a vapore e la sua applicazione alle macchine tessili rappresenta il secondo passaggio verso la produzione di fabbrica automatizzata, da quel momento più rapida e semplice.

Per protestare contro gli effetti della diffusione delle macchine, ritenuta causa di disoccupazione e della diminuzione dei salari, i lavoratori firmano petizioni e compiono gesti di dissenso.

Il più famoso di questi movimenti di protesta è il Luddismo organizzato in segrete bande di guerriglia che prese il nome dal leggendario tessitore Ned Ludd, il quale divenne ben presto oggetto di numerose canzoni e ballate popolari. Si racconta che nel 1779 Ned Ludd, abitante di un borgo della contea di Leicester (Inghilterra), avesse distrutto il telaio su cui lavorava. Da quel momento i Luddisti iniziarono a demolire le macchine che sostituivano i lavoratori a domicilio del settore tessile.

La legislazione penale inglese, durissima non solo contro i distruttori di macchine ma contro qualsiasi forma di organizzazione, di sciopero e di rivendicazione salariali, fu ulteriormente inasprita nel 1812 con l’introduzione della pena di morte per i Luddisti. A nulla valse l’esortazione alla pietà levata in quello stesso anno, con toni solenni e commossi alla Camera dei Lord, da Byron celebre poeta e scrittore, il quale invitò a comprendere le cause della protesta di quegli uomini magri per la fame e scavati dalla disperazione. Nessuno lo appoggiò.

Nel gennaio 1813 furono infatti emesse 17 condanne a morte. In seguito il 16 agosto 1819 si compì l’episodio più grave di repressione a ST Peter’s Fields (vicino Manchester) che vide protagonista la cavalleria, la quale intervenne per disperdere un raduno di 50.000 persone che chiedevano una riforma parlamentare. Ci furono 11 morti e 500 feriti, gran parte della classe politica inglese approvò la strage.

Anche il duca di Wellington (vincitore della battaglia di Waterloo) espresse pubblicamente il suo sostegno nei confronti degli ufficiali che avevano ordinato la carica dei dimostranti. L’episodio fu in seguito sarcasticamente ribattezzato il “massacro di Peterloo”. L’impiccagione in novembre del loro leader James Towler decretò il tramonto del Luddismo. Il parlamento emanò, inoltre, leggi limitative sulla liberta di stampa e di riunione. (Fonte: Riassunti di Storia-Volume 7 di Studia Rapido)

I Luddisti, oltre a manifestare contro i nuovi metodi di fabbricazione a favore di precedenti forme produttive legate al lavoro a domicilio, posero problematiche quali orari e condizioni di lavoro, i salari minimi, il lavoro minorile e femminile, temi ripresi poi dalle organizzazioni sindacali. Sotto il nome di Luddismo furono in seguito annoverate tutte le forme di lotta violenta contro l’introduzione di nuove macchine e, per estensione con intento denigratorio, le resistenze poste al mutamento tecnologico. Il Luddismo con il passare dei secoli ha perso parte del suo fascino allorquando gli esseri umani hanno compreso che le nuove tecnologie tolgono posti di lavoro ma ne creano anche di nuovi, consentendo, inoltre, più tempo libero e meno fatica fisica.

In realtà, piuttosto che distruggere le macchine si tratta di utilizzarle nel modo meno alienante possibile. Oggi si parla di “quarta rivoluzione industriale” per indicare quel processo di produzione reso possibile dalle nuove tecnologie digitali, le quali si succedono con tale rapidità che spesso anche noi ci sentiamo a volte un po’ Luddisti, primitivi e inadeguati.