WILLY, LA SUA MORTE NON SIA UNA DELLE TANTE

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di ELISABETTA FESTA

Lui si chiamava Willy Monteiro Duarte, appena 21 anni di Paliano, provincia di Roma.

Tutti i media parlano di lui, di un ragazzo barbaramente ucciso a calci e pugni a Colleferro. Lasciato esanime sull’asfalto. La sua colpa? Aver difeso poco prima un suo amico.

Quattro giovani tra i 22 e i 26 anni sono stati arrestati per l’omicidio. Rintracciati e catturati nella vicina Artena, dove erano fuggiti a bordo di un’auto di grossa cilindrata. Già noti alla polizia per episodi di violenza, tra di loro i fratelli Bianchi che praticano MMA (Mixed Martial Arts), sport di combattimento in cui si usano più forme di arti marziali. Sono accusati di omicidio preterintenzionale. Vedremo se l’accusa sarà confermata o smentita dopo gli accertamenti del caso. I due fratelli, infatti, si dichiarano innocenti.

Questa la triste storia con un tragico epilogo. Ennesimo episodio di violenza tra giovani che probabilmente passerà nel dimenticatoio, come già avvenuto per altri casi simili. Resterà il grande dolore dei familiari cui è stato strappato l’affetto più caro, i quali catapultati nel complicato mondo della giustizia auspicano per gli imputati una pena esemplare.

Willy Monteiro e i suoi carnefici

Si ipotizza un omicidio a sfondo razziale, ma in assenza di certezze in tal senso, è preferibile soffermarsi sulla inaudita ed incontrollata violenza agita da alcuni coetanei di Willy, per i quali questa sembra l’unica strada percorribile, giovani criminali, giovani capibanda che agiscono indisturbati.

La morte di Willy può e deve scuotere le coscienze di tutti, perché anche l’indifferenza, la tacita accettazione, la rassegnazione ci rende complici silenziosi. Non abituiamoci al male, non minimizziamo. Bisogna che la sua morte non sia soltanto uno dei tanti macabri episodi di cronaca dimenticati, è necessario davvero che l’intera società si interroghi per evitare che riaccadano episodi simili.

Alcuni ragazzi e conoscenti di Willy hanno dichiarato “Credo però che siamo tutti un po’ colpevoli. Siamo abituati a girarci dall’altra parte di fronte a queste cose e così lasciamo terreno fertile a questi criminali che fanno quello che vogliono. Noi giovani di Colleferro dobbiamo essere compatti nell’affrontarli. Willy quella sera non doveva essere lasciato solo“. (Fanpage.it Natascia Grbic).

Il coraggio di Willy Monteiro non va vanificato perché rappresenta ciò che di buono è rimasto nella società. Il suo gesto va esaltato e considerato un baluardo, una presa di coscienza, di  consapevolezza, per un Paese, l’Italia che ha bisogno di rigorose risposte morali, di ristrutturare un tessuto collettivo più solidale che consenta di imbavagliare ogni forma deplorevole di bestialità.

CIAO WILLY…..