IL REGGIMENTO BERSAGLIERI

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Di Mara Principato

Un corpo dell’Arma di Fanteria dell’Esercito Italiano, particolarmente apprezzata a livello nazionale, è quella dei “Fanti Piumati” meglio conosciuti come Bersaglieri, istituito da Carlo Alberto di Savoia Re di Sardegna con “Regio Brevetto” il 18 giugno 1836, su proposta di Alessandro La Marmora, Capitano del Reggimento Guardie dell’epoca.

Il corpo, provvisto di autonomia operativa e organizzato in piccoli gruppi schierati in quadrato, era formato da uomini addestrati alla corsa e al tiro, dotati di moderni fucili a retrocarica che agivano in qualsiasi tipo di contesto. Con questo tipo di formazione i bersaglieri potevano essere impiegati anche con funzione di contrasto alla cavalleria rompendone le cariche.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, i Reggimenti Bersaglieri furono inseriti nelle divisioni corazzate motorizzate combattendo su tutti i fronti. Si distinsero sul fronte africano sotto il comando del generale Rommel, il quale, nella seconda battaglia di El Alamein, trovatosi in inferiorità numerica contro le truppe inglesi, grazie all’intervento dei Bersaglieri, realizzò la ritirata riducendo al minimo le perdite.

Targa a ricordo di Rommel, situata presso il Sacrario Militare Italiano di El Alamein (Egitto)

Il 22 giugno 1941 la Germania diede inizio all’operazione Barbarossa attaccando l’Unione Sovietica.  Fu la più vasta operazione militare di tutti i tempi, che determinò pochi anni dopo la sconfitta del Terzo Reich.

Il nostro esercito inviò, il 10 luglio 1941, il Corpo di Spedizione Italiano in Russia (C.S.l.R.) composto da 3 divisioni celeri: Pasubio, Torino e Principe Amedeo Duca d’Aosta. Nell’ultima divisione confluì il 3° reggimento Bersaglieri composto dai battaglioni XVIII, XX e XXV, 3 compagnie motociclisti (1^, 2^, 3^), 2 compagnie controcarro (172° e 173°) ed il 122° autoreparto.

Verso la fine del 1941, poiché il reggimento aveva perso la metà degli effettivi, fu inviato uno nuovo, il 6°, reduce dalla Jugoslavia. Questo ultimo era composto di 3 battaglioni, il VI, XIII e XIX, 106ª compagnia motociclisti, 272^ cannoni e dal XIV autogruppo. La 17^ motociclisti e la 72^ cannoni, che appartenevano al 6°, erano in Africa settentrionale mentre la 2^ motociclisti e la 172^ cannoni erano già in Russia con il 3º reggimento.

Dall’Italia, fu inviato il 103º battaglione complementi bis con 600 uomini. Alla fine del dicembre 1942, il 3º reggimento fu distrutto in combattimento. Il 14 marzo 1943, alcuni soldati scampati alla distruzione del 3º reggimento, vennero ricongiunti presso il comando celere a Sytnlcovo, ad integrazione di un nucleo provvisorio sempre deI 3° reggimento, comandato da un capitano che li riportò tutti  in Italia alla fine dello stesso mese.

Nel 1975 si diede vita alla 8ª Brigata meccanizzata “Garibaldi” che nel 1991 ha assunto il nome di 8ª “Brigata Bersaglieri Garibaldi”.

Dagli anni 1980 il Corpo dei Bersaglieri è quello più utilizzato in missioni militari italiane all’estero nel dopoguerra: Libano, Bosnia-Erzegovina, Albania, Macedonia, Kosovo, Iraq, Kurdistan Iracheno e diga di Mosul, Afghanistan, Lettonia, Libia. Nel 1997 la Brigata è entrata a far parte del Comando delle Forze Operative di Proiezione.

La Fanfara dei Bersaglieri nacque il 1º luglio 1836, quando un reparto uscì dalla caserma Ceppi di Torino dotato sia di strumenti a fiato sia delle armi.

Da quel momento i Bersaglieri non possono partecipare ad una sfilata in assenza della fanfara, infatti, l’atto costitutivo del 18 giugno 1836 stabilisce che per ogni compagnia vi siano 13 trombe ed un caporale trombettiere. La riunione per l’addestramento musicale dei trombettieri delle varie compagnie diede origine alla Fanfara di Battaglione, che in pochi anni divenne un reparto autonomo, mentre le singole compagnie continuarono a disporre di propri trombettieri.

Con il tempo sono stati aggiunti altri strumenti a fiato. Oggi è l’unica Banda al mondo ad esibirsi a passo di corsa, tenendo il ritmo di 180 passi al minuto, in riferimento all’ingresso in Roma, Breccia di Porta Pia, effettuata a passo di carica spontaneo.

Il cappello piumato definito Vaira, in onore di Giuseppe Vayra che vestì per primo la divisa del Corpo, si porta inclinato sul lato destro in modo da tagliare a metà il sopracciglio fino a coprire il lobo dell’orecchio. È l’emblema dei Bersaglieri ed il simbolo delle sue tradizioni.

A tal proposito, è famoso è l’episodio che vide protagonista il tenente colonnello Negrotto, Comandante del 23º Battaglione bersaglieri, il quale colpito a morte sul Monte Mrzli (campo trincerato di Gorizia) nel 1915, durante la Prima Guerra Mondiale, pose il suo cappello sulla punta della sciabola lanciandolo poi di là del reticolato nemico gridando: «Bersaglieri, quella è la vostra Bandiera! Andate a prenderla!».

Il “piumetto” è composto di penne naturali, anche se sono ammesse quelle sintetiche, in numero di 600. Il cappello circolare ed ampio veniva usato come protezione dal sole per l’occhio destro, quello che aveva la funzione del mirare.

I guanti neri vennero adottati nel 1839, tre anni dopo la fondazione del Corpo, a simboleggiare lo sprezzo della morte. La Marmora li volle di tale colore anche perché quelli in blu scuro si scolorivano. 

All’epoca il guanto calzato era un segno di signorilità. Gli Ufficiali e i Sottufficiali dei Bersaglieri, nelle circostanze in cui ne sia prescritto l’uso e con qualsiasi uniforme, devono sempre indossare guanti in pelle nera.

Ripercorrere le tappe della nascita di questo glorioso Reggimento è interessante. Pertanto, dedico codesto articolo ai valorosi uomini impiegati nelle Brigate Bersaglieri, i quali con onore e coraggio hanno servito e servono tutt’oggi la nostra Patria anche fuori i confini nazionali.