di ELISABETTA FESTA
Maurits Cornelis Escher è stato un incisore e grafico olandese vissuto nel Novecento.
Il suo nome è legato a particolari incisioni su legno e a litografie da lui prodotte, che rappresentano combinazioni geometriche impossibili, ricerca dell’infinito, piani e spazi visionari. Le sue opere per gli effetti paradossali iper-razionali o meta-razionali evidenziati sono apprezzate da eruditi, fisici, logici, matematici. Osservare un suo lavoro è un po’ come catapultarsi in un viaggio fatto di astrazione e di immaginazione oltre ogni limite.
Prima di arrivare a questo tipo di produzione introspettiva, Escher fu ispirato dai colori, dalla bellezza e dalla particolarità dei paesaggi italiani, soprattutto calabresi e siciliani, data la sua lunga permanenza nel nostro Paese. Sono i piccoli paesini come Pendattilo (cui dedicò una litografia,) che lo colpirono in particolare. Successivamente dichiarò che il periodo vissuto nel “Bel Paese” fu quello da lui più amato. La guerra e l’avvento del Fascismo lo indussero a lasciare l’Italia, da quel momento iniziò il suo periodo artistico più florido che lo ha reso celebre in tutto il mondo.
L’opera nella foto è intitolata “Mani che disegnano”. È una litografia del 1948 che rappresenta una tavola da disegno su cui poggia un foglio raffigurante due mani, ognuna impegnata a disegnare l’altra. Ne consegue che soggetto ed oggetto coincidono. L’effetto visivo è un enigma irrisolvibile: quale delle due mani disegna l’altra? Viene spontaneo chiederselo, anche se la risposta è impossibile da trovare. Il paradosso grafico rimanda, quindi, a diversi interrogativi che ne determinano il fascino.
Altra sua famosissima opera è “Relativita’”, che ispirò nel 1986 il film fiabesco “Labyrinth” del regista Jim Henson, in cui, tra l’altro, ha recitato la rockstar David Bowie.
Per le sue deformazioni spaziali capaci di creare mondi alternativi, Escher è stato molto amato anche dagli hippie e dalla “controcultura” ribelle degli ’60 del Novecento, tanto che Mick Jagger gli scrisse una lettera molto amichevole (forse troppo) per chiedere la creazione di un’opera da usare come copertina per un album dei Rolling Stones. Escher si rifiutò pretendendo dalla rockstar la cortesia di usare il “lei” e non il confidenziale “tu”.
Uno dei suoi aforismi più famosi afferma che: “Solo coloro che tentano l’assurdo raggiungeranno l’impossibile”. A giudicare dal successo ottenuto grazie alle sue opere uniche ed originali, direi che Escher l’impossibile lo ha raggiunto.