INCHIESTA CORONAVIRUS – LE “DIMENSIONI NASCOSTE”

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di CLAUDIO LUCHETTI

“Una volta che una malattia è entrata nel corpo, tutte le parti che sono in salute devono combatterla: non una sola, ma tutte. Perché una malattia potrebbe significare la loro morte comune. La Natura lo sa; e la Natura attacca la malattia con qualsiasi aiuto possa raccogliere.” (Paracelso)

In questi giorni di emergenza sanitaria le “Dimensioni Nascoste” dell’antropologo Edward T. Hall tornano prepotenti nei nostri pensieri, per la forzata limitazione imposta ai contatti sociali e, di conseguenza, per la variazione del nostro modo di comunicare.

Le gestualità aumentano a compensare mancate verbalizzazioni a causa delle distanze fisiche, e quelle “Dimensioni Nascoste” ora appaiono palesi quando ci troviamo, ad esempio, in un supermercato con marcate a vista sul pavimento le obbligatorietà normative inerenti al rispetto delle distanze fisiche, ricorrendo, quindi, ad un gesto cordiale per comunicare e stabilire un contatto, diventando tale gestualità ancor più naturale ed istintiva di prima.

Hall, nello studio sulla Prossemica risalente a 50 anni or sono, aveva di fatto sperimentato distanze misurabili, le quali sono molto dissimili da quelle che oggi ci vengono cautelativamente imposte. Per chiarire senza dilungarmi, Hall stabiliva in una sorta di schema a cerchi concentrici comunicanti tali distanze: la zona intima si stabilisce in un range tra i 15 e 46 cm; la zona personale è valutata tra i 46 cm ed 1,20 m; la zona sociale da 1,20 m a 3.5 m, infine, la zona pubblica oltre i 3,5 m. Attualmente la zona sociale di 1,20 m (1 m inizialmente, oggi aggiornata a 2 m) è quella che viene empiricamente consigliata per ridurre il rischio di contagio.

Lo studio sulla Prossemica consente di valutare come fattore di rischio contagio l’incidenza del background antropologico. Ad esempio, rispetto ai Paesi nordici, lo stesso contagio in un Paese mediterraneo, dove i contatti fisici tra persona e persona sono molto più ravvicinati (“a tocco di polpastrello”), può estendersi più velocemente.

Che fare noi mediterranei? Sfidiamo la situazione a viso aperto, ci riabbracciamo e baciamo, noi mediterranei almeno, ci ristringiamo calorosamente la mano in segno di saluto e riapriamo tutto, dando magari ragione alla teoria dell’”immunità di gregge” e alla “eugenetica mendeleiana”, dove il più debole deve perire e il più forte si evolve, costituendo per le generazioni successive una ulteriore difesa, così che darwinianamente sopravviva, o ce ne stiamo dentro le nostre casucce, rispettando sine die le “dimensioni invisibili” fino a che la “nottata” non passi?

Ma quanto possiamo essere certi che il Coronavirus, il quale ci costringe a considerare anche le dimensioni non più invisibili, quindi, reali, sia destinato ad una breve quanto devastante “riequilibratrice” durata, essendo l’elemento che seleziona il soggetto più forte?

Mutatis Mutandis…

La Natura, quella che caratterizza l’ultima fase del pessimismo leopardiano allorquando diviene “cosmico”, per intenderci, noncurante dei destini umani, ci ha insegnato che una tempesta deve passare, scaricare la sua energia, soltanto dopo è possibile osservare la “… gallina di nuovo sulla via a cantare il suo verso…”, lasciando debito spazio alla tempesta successiva.

Ascolto gente che parla di questa “lezione” proveniente dalla Natura (o, in alternativa, dal loro Dio rivelato, l’ISIS afferma sia una punizione di Allah sugli infedeli), la quale crede che dopo si diventerà più buoni, solidali, umani etc. Non vogliatemene se son quasi certo che i “cattivi”, propugnatori del “gattopardismo assoluto”, stiano arrotando già i loro ferri per sfruttare la situazione e ripristinare lo stato di “dis-ordine”, organizzandosi proprio in quelle “dimensioni nascoste” da noi lasciate e nelle quali da sempre si sono adattati e vi convivono tranquillamente.

Io “resto a casa”, sì, lotto, ma “aspetto il vaccino” e lotto ancora, eccome!