di ANTONIO SPOSITO
Di seguito l’intervista al Dott. Ottavio Iommelli (Responsabile dal 1992 dell’”Ambulatorio di Agopuntura e Fitoterapia Ospedale San Paolo di Napoli”, dal 2011 denominato “Centro di Medicina Generale Integrata [Agopuntura e Fitoterapia] dell’Ospedale San Paolo, A.S.L. NA1 centro”), nonché Docente presso varie Scuole di Specializzazione e Master Universitari di Medicina Integrata.
L”intervista fa luce sugli aspetti epidemiologici inerenti al Coronavirus, sulle differenze che intercorrono tra la cultura cinese e quella occidentale in termini medici (il Dott.Iommelli si è recato più volte in Cina nel corso dei suoi percorsi formativi di specializzazione), di igiene e profilassi, alimentari. L’intervista chiarisce, inoltre, concettualmente le definizioni di “medicina non convenzionale”, “convenzionale” e “integrata”, affronta in modo critico l’allarmismo sociale e le misure restrittive che ledono le libertà fondamentali dell’essere umano, su cui si poggiano i regimi democratici e liberali, induce a riflettere sulla riduzione del numero degli ospedali e dei posti letto avvenuta negli ultimi decenni in Italia e sulle inevitabili nefaste conseguenze, sull’eccesso di “medicalizzazione” riscontrabile nelle società occidentali e sulla necessità di ristrutturare l’organizzazione sanitaria italiana.
- Dott. Iommelli in base alla sua esperienza clinica, che idea si è fatto dell’epidemia di influenza Coronavirus in termini di patogenicità e virulenza?
E’ un virus molto virulento e mutevole, colpisce tantissime persone, fortunatamente non è tra i più letali, molti di noi, probabilmente, l’hanno già preso. Colpisce principalmente chi ha già grosse patologie, l’età media dei deceduti è 81 anni.
- Poiché nei suoi percorsi formativi concernenti l’Agopuntura, lo Shiatsu e le altre pratiche correlate, si è recato diverse volte in Cina, vuol delineare la differenza tra la cultura medica cinese e quella occidentale vissute ambedue dal di dentro?
Le due culture sono molto diverse ma il fine è sempre il benessere del paziente, questo è un approccio serio allo studio della “MEDICINA” nella sua globalità. In Cina la medicina tradizionale indaga sempre sulla “radice”, sulla causa reale della malattia, la medicina occidentale invece è una medicina repressiva rivolta quasi sempre alla “cima”, alla sintomatologia e prova a reprimere i sintomi con gli “anti”: antipertensivi, antidolorifici, antispastici, anticefalgici, antifebbrili, antibiotici, ecc. La medicina tradizionale cinese ha un approccio olistico, analizza cioè l’insieme delle molteplici interferenze sull’uomo e quindi sul suo aspetto fisico, psichico, energetico, sociale, economico, familiare, ecc. Solo negli ultimi tempi alcuni medici occidentali illuminati parlano di una medicina non più meccanicistica ma di una medicina “complessa”.
- Lei in Italia, in quanto precursore, è Responsabile dal 1992 dell’Ambulatorio di Agopuntura e Fitoterapia dell’Ospedale San Paolo di Napoli, ricopre, inoltre, importanti cariche in Regione Campania e nell’ASL Napoli 1 inerenti alla “medicina non convenzionale”. Vuol fornire una definizione di “medicina non convenzionale”, illustrandone le caratteristiche e gli eventuali vantaggi rispetto alla “medicina convenzionale”?
Affermando sempre con forza che la MEDICINA è una sola, la “medicina non convenzionale”, oggi viene chiamata più correttamente “medicina integrata”, perché spesso si integra con la medicina cosiddetta ufficiale, “convenzionale”. Io mi occupo di Agopuntura e Fitoterapia che sono state riconosciute come tecniche mediche scientifiche sia dalla OMS che dal NIH (National Institutes of Health), uno dei più importanti organi scientifici mondiali. La “medicina integrata” può dare un aiuto alla prevenzione del Coronavirus stimolando le difese immunitarie. Io personalmente utilizzo Curcuma in nanoparticelle a cp e un fungo cinese il Cordyceps. Inoltre è utile vit A, C e D3.
- Se esistono, quali sono le differenze sostanziali tra l’organizzazione sanitaria cinese e quella italiana?
L’integrazione. A differenza del mondo occidentale, in Cina la cultura medica tradizionale si è unita alla cultura medica occidentale. Infatti negli ospedali cinesi troverà insieme reparti di “western medicine” e reparti di “traditional medicine”, A secondo del problema si sceglie l’approccio più appropriato. Certo che solo negli ultimi anni la Cina ha fatto dei passi da gigante per lo sviluppo di una medicina occidentale che oggi è all’avanguardia.
- Poiché il Coronavirus, che proviene dal mondo animale effettuando un salto di specie, è partito dalla Cina, può illustrarci i criteri igienici e alimentari dei suoi abitanti, visto che questi stessi criteri sono stati messi fortemente in discussione?
Purtroppo in Cina l’igiene personale e delle strutture lascia un po’ a desiderare ed è questo uno dei pochi grossi problemi della Cina. Dopo questa esperienza credo che ci sarà un netto miglioramento delle condizioni igieniche generali. Si sta provando anche a ridurre e\o ad eliminare alcuni alimenti che destano stupore al mondo occidentale (cani, scorpioni, serpenti, bachi, ecc.).
- È vero che il Coronavirus sta colpendo 162 Paesi e territori in tutto il mondo, con 179.650 contagiati, 7068 morti e 78.286 ricoverati, è anche vero però che questi dati vanno rapportati ai 7.771.000.000 miliardi di abitanti del pianeta. In qualità di docente accreditato presso il Centro Collaborante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di Milano, alla luce dei dati citati, ritiene corretto ritenere l’influenza Coronavirus una pandemia, mentre, ad esempio, della lebbra, malattia altamente trasmissibile, che registra attualmente tra i 10 e i 20 milioni di contagiati, presente in 143 Paesi, non ne parla nessuno?
Ci sono molte incongruenze su i dati di questa epidemia\pandemia rispetto ad altre malattie virali avute in passato, basti pensare alla pandemia di un altro Coronavirus il H1N1 CoV (suina) del 2009: 1.632.258 casi accertati, 284.500 decessi con un tasso di mortalità del 17,40% e che ha coinvolto 214 Paesi. Allora non ci fu questa dannosa paura che abbiamo subito in questi giorni.
- In Italia il recente rapporto sullo stato del Ssn – Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale – pubblicato a settembre 2019 con dati riferiti al 2017, evidenzia che negli ultimi 10 anni il numero di ospedali è diminuito da 1.200 a 1.000. Anche i posti letto sono diminuiti, da 225 mila a 191 mila. A ciò fa da contraltare una spesa per la sanità costantemente cresciuta in valore assoluto negli ultimi 20 anni ma in calo percentuale rispetto al PIL (dal 7% al 6,6%). Quale spiegazione dà in merito e soprattutto quali conseguenze in termini assistenziali ha riscontrato?
Diciamolo chiaramente che chi ha pagato di più questa netta riduzione della spesa sanitaria è stato il Sud. Chiaramente in tutto il Paese ci sono stati disagi e carenze e in un momento come questo paghiamo questa nefasta scelta politica. Tra l’altro voglio ricordare la ridicola spesa italiana per la ricerca: il contributo per la ricerca ad una università tedesca è pari all’intero ammontare per la ricerca italiana (dati di una puntata di Report). In tale modo, con questa sanità, chiaramente l’assistenza diventa molto carente e i medici e infermieri devono dare tutto se stessi per affrontare i problemi che a volte sono drammatici.
- Anche il suo reparto subisce da anni la minaccia di chiusura per mancanza di fondi e viene costantemente difeso non solo dai professionisti che ci lavorano ma principalmente dalla comunità stessa che lo frequenta. Considerando la reazione degli assistiti qual è la sua concezione sociale della medicina?
In Italia, secondo me, nel mondo scientifico accademico, c’è un approccio molto provinciale e poco curioso alle novità di culture mediche diverse, riconosciute in tanti Paesi occidentali. Pertanto chi propone terapie integrate viene, ancora oggi, visto con scetticismo e superficialità, nonostante le migliaia di ricerche accreditate che comprovano il loro approccio. Io poi sono uno di quelle poche persone che credono ancora nelle utopie e anche nella Sanità mi piace pensare ad una Sanità Pubblica con nessun interesse economico tra medico e paziente, che spesso ne inficia il rapporto e ne altera il trattamento.
- Sempre in Italia le statistiche epidemiologiche aggiornate sull’influenza Coronavirus evidenziano l’esistenza di 27.980 contagiati, 2158 morti, 2749 ricoverati, su 60.480.000 abitanti, ritiene preoccupanti tali dati e l’eventuale progressione della malattia?
Vedendo i dati attuali non sono molto preoccupato, mi preoccupano i pazienti oncologici, ipertesi, diabetici e gli anziani che attualmente sono i più deboli e possono avere problemi seri da un incontro con il virus. Credo che il 70-80% degli italiani l’abbia già preso e che nella maggior parte sia risultato asintomatico. Il picco anche se spero di ridotta entità dovrebbe esserci in questi prossimi dieci giorni e poi finalmente la curva dovrebbe incominciare ad invertirsi. Ma il nostro atteggiamento non cambierà così facilmente e ci vorranno dei mesi per rientrare nella “normalità”.
- A suo parere i dati mostrati giustificano l’abnorme allarmismo sociale creato dall’influenza Coronavirus?
Forse occorreva un po’ di più di buonsenso e cercare di evitare l’avvento della disperazione e della paura che sta colpendo tutti. Ad esempio, non riesco a capire perché non posso scendere con mia moglie e devo stare alla distanza di un metro quando a casa dormiamo nello stesso letto. Perché è vietato una passeggiata all’aria aperta e con le dovute precauzioni. Perché il negozio che vendeva pane e pizza non può più vendere la pizza e così via.
- L’allarmismo sociale è ascrivibile anche alla avvenuta riduzione di strutture sanitarie e di posti letto riscontrabile persino nelle unità di rianimazione, che ha gettato politici e amministratori nel panico, i quali per risolvere il problema hanno pensato bene di abolire di fatto lo “Stato di diritto”, limitando la libertà dei cittadini, consegnandoci così ad uno “Stato di polizia” degno delle più feroci dittature?
Qui ho una serie di dubbi anche di tipo legislativo e costituzionali.
- Poiché il Coronavirus si trasmette per via area, si poteva non arrivare all’abolizione dei diritti fondamentali dell’uomo, introducendo, come compromesso di buon senso, soltanto l’obbligo di portare la mascherina, riducendo in tal modo i devastanti danni economici e sociali che affliggeranno nel prossimo futuro i cittadini italiani?
Gli Epidemiologi e i Virologi, consulenti delle varie personalità politiche sia centrali che regionali, hanno proposto questo atto di isolamento totale, trascurandone tutti i risvolti politici, economici, psicologici e sociali. Occorreva buon senso, mascherina e guanti e migliorare i comportamenti sociali per evitare aggregazioni di persone.
- Ritiene che negli ultimi anni in Italia e in Occidente in generale, per interessi puramente economici, si sia consolidata una eccessiva e ossessiva “medicalizzazione dell’esistenza”, amplificata dal proliferare di campagne mediatiche terrorizzanti che inducono l’opinione pubblica al consumo di determinati farmaci, vaccini, test diagnostici di prevenzione, ecc.…?
Di questo ne sono sicuro. Sarebbe molto interessante, invece, dopo questo periodo fare una analisi quantitativa sui dati di Morbilità e di Mortalità in generale. Sono sicuro, come già avvenuto in passato durante uno sciopero di 15 giorni dei medici inglesi, che sia la morbilità che la mortalità sia ridotta e questo ci dovrebbe far pensare molto.
- Lei in qualità di docente presso varie Scuole e Master Universitari di Medicina Integrata della Regione Lombardia, conosce bene la qualità organizzativa sanitaria di tale territorio. Cosa pensa delle difficoltà che si stanno evidenziando in tale regione nell’affrontare l’influenza Coronavirus?
Io credo che il numero elevato di infettati e di morti sia legato un po’ al ritardo che si è avuto, ma anche al maggior numero di pazienti anziani e principalmente all’inquinamento dell’area. Non dimentichiamo che la Pianura Padana è tra i primi quattro posti più inquinati al mondo e che sicuramente incide sulle malattie polmonari.
- È favorevole all’organizzazione di piccole Unità di Rianimazione diffuse sul territorio, in modo tale da non ingolfare gli ospedali principali e assicurare un minor tempo di trasporto degli assistiti che a volte vuol dire salvare una vita?
Tutto sommato l’Italia, rispetto agli altri Paesi, ha un’ottima Sanità, va sicuramente migliorata, ripristinando gli ospedali e le strutture sanitarie soppresse, aumentando di nuovo i posti letto e finalmente fare assunzioni di personale sanitario e parasanitario.