IL MORBO NEL PALLONE

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di ENRICO “PRINCE” FORTUNA

Il microcosmo calcistico, da sempre impenetrabile ed autocrate, è stato completamente paralizzato dall’attuale pandemia ma solo dopo un susseguirsi di decisioni contrastanti e tragicomiche tra loro, i padroni del vapore hanno sancito loro malgrado, a dispetto dei molteplici interessi commerciali che vi gravitano intorno, lo stop dell’intero sistema.

Per i corsi e ricorsi storici di vichiana memoria, seppur in maniera meno invasiva nel contagio e molto circoscritta nello spazio temporale, già in passato abbiamo assistito a penose pantomime e rimbalzi di responsabilità da parte di chi gestisce il mondo del pallone durante un periodo di emergenza sanitaria.

Stiamo parlando dell’epidemia del colera scoppiata in piena estate del 1973 in alcune regioni del Sud Italia, come la Campania e Puglia, che suscitò un’ingiustificata psicosi nel mondo del calcio considerato soprattutto che il Ministero della Salute non aveva predisposto alcuna cintura sanitaria intorno alle città più colpite dal vibrione. Pur tuttavia, sul finire del mese di agosto a causa del propagarsi del virus, la Lega Gioco Calcio decideva di rinviare, a data da destinarsi, le partite Avellino-Napoli, Napoli-Bologna, Bari-Palermo e Foggia-Juventus valevoli per la fase eliminatoria della Coppa Italia (in passato la manifestazione inaugurava la stagione agonistica in piena estate per concludersi al termine del campionato) e fin qui niente di anormale.

Nel turno successivo, però, a metà settembre, scoppiava la grana: tra le gare in programma vi erano Genoa-Napoli e Bari-Verona. A tal riguardo, la Regione Liguria poneva il veto sanitario alla disputa della partita per il timore del diffondersi del contagio sotto la Lanterna per l’eventuale massiccio afflusso di tifosi napoletani. Tale provvedimento appariva peraltro legittimo ancorché sconcertante nella valutazione di fondo: non è ben chiaro come una regione, magari la stessa regione infetta, potesse consentire un incontro di calcio, un’altra vietarlo o un’altra ancora non prendere il problema in considerazione!

Solito guazzabuglio all’italiana?

Ma, fin qui, ancora tutto “abbastanza” nella norma. A quel punto, il presidente del Genoa, arrogandosi un potere decisionale assoluto, proponeva alla Lega di invertire i campi, ossia far disputare a Napoli l’incontro senza peraltro interpellare i suoi calciatori. La Lega acconsentiva, come anche ovviamente il Calcio Napoli, pronto a farsi carico di ogni misura precauzionale atta ad evitare possibili contagi. La patria calcistica era dunque salva dovendosi giocare pur in un ambiente dove il rischio di infezione colerica era molto elevato enfatizzando in tal guisa il “beau geste” del patron genoano, che in un momento di difficoltà tendeva la mano sia alla Lega sia al Napoli i cui tifosi, in evidente psicosi collettiva, avrebbero certamente apprezzato.

Allora tutto risolto? Neanche per idea!

I calciatori del Genoa alla notizia dell’inversione di campo si ammutinavano, spalleggiati dall’associazione calciatori presieduta dall’avvocato Campana, rifiutando umanamente con pieno diritto la trasferta, cosa parimenti avvenuta in casa Verona dove i giocatori scaligeri si rifiutavano di recarsi a Bari, cosa ben più grave trattandosi di derogare colpevolmente al calendario. Sarebbe bastato solo che i calciatori fossero stati vaccinati per non avere problemi di ogni sorta ma lo si doveva prevedere a tempo debito come avevano fatto altre squadre, dovendo recarsi a giocare anche all’estero ma era la Lega che sarebbe dovuta intervenire in previsione delle trasferte al sud Italia.

Ma gli stessi calciatori, così ferrati in maniera sindacale, lo furono altrettanto in tema di coscienza professionale?

Ma tornando a coloro i quali avevano gestito la “vexata quaestio”: “Come han ritenuto possibile rinviare 4 partite di Coppa Italia, così come altre di serie C, e decidere arbitrariamente che solo Genoa- Napoli e Bari-Verona venissero decise a tavolino con la ovvia sconfitta per forfait delle due società nordiste che aggiunsero oltre al danno sportivo anche quello economico?”

Incomprensibile come siano stati adottati due diversi criteri nell’ambito dello stesso torneo a distanza di pochi giorni! Poi, fortunatamente il campionato di serie A, grazie all’intervento autorevole del presidente Franchi (tra i personaggi della cui statura purtroppo non abbiamo mai più avuto, ahimè) ma anche per lo scongiurato pericolo di epidemia, cominciò regolarmente agli inizi di ottobre per la gioia dei calciofili italici immemori dell’ennesima inspiegabile ingiustizia perpetrata, non ultima purtroppo, nel mondo pallonaro.