QUEL PONTE NON S’HA DA FARE

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di ELISABETTA FESTA

Il Ponte sullo Stretto di Messina è nel programma del nuovo esecutivo a guida Meloni. Il governo di centrodestra e i leader dei partiti della coalizione si sono esposti fortemente sulla sua realizzazione.

“Francamente non tollero chi, anche tra i siciliani, dice che alla Sicilia serve ben altro”. Lo ha affermato Matilde Siracusano (deputata messinese di Forza Italia) intervenendo al seminario “La metodologia dell’analisi degli effetti per gli investimenti in grandi infrastrutture pubbliche: uno studio comparativo dei ponti sospesi in Turchia“, organizzato dal Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Messina, in collaborazione con il Dipartimento di Business Administration dell’Università di Çanakkale Onsekiz Mart.

Sempre la Siracusano ha sottolineato: “Assurde anche le opposizioni ambientaliste: il Ponte sullo Stretto è l’opera più ecologica che ci possa essere, in quanto ridurrebbe sensibilmente l’impatto delle emissioni di anidride carbonica rendendo la mobilità più moderna e sostenibile. I Presidenti delle Regioni Sicilia e Calabria, Schifani e Occhiuto, incontreranno presto la nuova premier, dopo la formazione del governo nazionale, per mettere in campo la strategia più efficace per riavviare l’iter per la realizzazione del Ponte nel modo più rapido possibile: io darò il mio contributo con tutte le mie forze”.

Le opposizioni ambientaliste, cui fa cenno la deputata, hanno manifestato il loro dissenso attraverso una relazione stilata da dieci associazioni di riferimento: FAI (Fondo Ambiente Italiano), Federazione Pro Natura, Greenpeace Italia, Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lipu – Birdlife Italia, TCI (Touring Club Italiano), T&E (Transport & Environment), WWF Italia (ha redatto un decalogo che spiega l’improcedibilità all’apertura del cantiere. In sintesi ecco le dieci motivazioni addotte dallo stesso WWF:

Distruzione del patrimonio naturale – lo Stretto di Messina rappresenta uno dei luoghi ad alta biodiversità dell’Ecoregione Mediterranea. Questa immensa ricchezza naturalistica comprende anche 11 aree protette indicate dalle Direttive Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (79/409/CEE), cui va associata la riserva naturale della Laguna di Capo Peloro istituita dalla Regione Sicilia;

Migrazione uccelli – il ponte sbarrerebbe una delle 3 rotte migratorie più importanti d’Europa, insieme al Bosforo e Gibilterra, percorse da 312 specie di uccelli che attraversano i Monti Peloritani, le colline di Ganzirri, poi lo Stretto di Messina, prima di giungere nel continente europeo. Migliaia di uccelli morirebbero sia a causa dell’impatto con le strutture aeree (torri altre 328,60 metri, 166.600 tonnellate di cavi tensivi stesi per una lunghezza di 5 km, barriere di protezione dei tracciati stradali e ferroviari, l’impalcato), sia per le alterazioni indotte alla laguna di Capo Peloro (luogo di sosta indispensabile per riprendere le energie perdute) e per l’effetto di distorsione ottica che incide sulla capacità di orientarsi;

Danni alle specie marine e alle risorse ittiche – lo Stretto di Messina, trovandosi lungo una delle principali direttrici del Mediterraneo, rappresenta un punto cruciale per il transito di numerose specie ittiche (tonno, alalunga, palamita, aguglia imperiale, pescespada, cetacei) attirate dalla ricchezza di cibo presente in questo tratto marino. La loro cattura avviene con barche chiamate “passerelle” o “feluche”. Il danno arrecato sarebbe sia ambientale che economico;

Maggiorazione della grandezza – il ponte sospeso ad unica campata, presentato alla “Valutazione di Impatto Ambientale” (VIA) nel gennaio 2003, è ancora più lungo di quello contenuto nel progetto risalente al 1992. Il doppio impalcato stradale e ferroviario è lungo 3.300 metri (200 in più) e le torri che lo sorreggono più alte: 382,60 metri rispetto ai 376. Ai dati sull’impatto del Ponte vanno aggiunti quelli relativi alle opere connesse, quali infrastrutture stradali e ferroviarie per complessivi 3,1 km, più 2,0 km di tratti su viadotto e 20,6 km di tratti in galleria;

L’entità dei materiali da scavo – la realizzazione del ponte e delle opere connesse comporterà un fabbisogno complessivo di materiali inerti pari a 3.540.000 metri cubi (di cui 1.750.000 vengono da cave) e una produzione di materiali provenienti dagli scavi per un totale di 6.800.000 metri cubi (di cui 1.790.000 vengono riutilizzati e 5.010.000 andranno a deposito) (sono dati prudenziali), con un coinvolgimento non solo del territorio amministrato dal Comune di Messina (sono previste 12 grandi aree cantierabili) ma di tutto l’hinterland densamente abitato;

Rischio sismico – sull’assetto geologico e sismo-tettonico dello Stretto esistono interpretazioni discordanti. La faglia, di circa 40 km di lunghezza – causa del terremoto del 28 dicembre 1908 che rase al suolo le città di Reggio e Messina – si trova sepolta sotto 3000 metri di sedimenti. E’ definita “cieca” perché non direttamente osservabile. Lo stretto si dipana su un sistema geologico che collega il blocco siciliano a quello calabrese, un’area sismica tra le più dinamiche del mondo, in cui avviene l’incontro-scontro tra la placca africana ed europea, che vede, inoltre, la presenza di numerosi vulcani attivi. In più, le città edificate sulle sponde dello stretto non sono dotate di piano di evacuazione, solo il 25% delle costruzioni è antisismico; 

Esiguità del risparmio dei tempi di percorrenza – la relazione della Commissione del Consiglio Comunale di Messina sulla sostenibilità sociale del ponte dimostra che la percorrenza stradale (ammontante a 20 chilometri) per accedere all’infrastruttura ridurrebbe i tempi di transito di soli 10 minuti rispetto al traghettamento;

Consumo notevole di risorse idriche – in zone già carenti di risorse idriche il sistema geologico verrebbe drammaticamente alterato a causa della quantità di metri cubi (migliaia) di acqua dolce occorrente per impastare l’enorme mole di cemento (calcestruzzo) occorrente. Per cui, si dovrà scegliere se soddisfare i fabbisogni idrici delle popolazioni di Calabria e Sicilia, costrette, presumibilmente, a comprare l’acqua necessaria;

Rilevante numero di espropri – il ponte e le opere connesse hanno bisogno di spazio, il che indurrebbe centinaia di espropri. Inoltre la durata dei cantieri sarà almeno doppia di quella preventivata dai progettisti (almeno 12 anni invece di 6);

Costi elevati – il costo del ponte è stimato tra i 7,5 e i 9 miliardi di Euro. Nei 6 miliardi previsti in origine non è stato calcolato l’aumento del 50% del costo dell’acciaio sui mercati internazionali che incrementerebbe del 15% la spesa, né la rilevante crescita del costo del lavoro per i tempi raddoppiati di realizzazione. E’ stato sottovalutato anche l’aumento dei costi derivante dalle 35 prescrizioni a carattere tecnico e ambientale richieste dal CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) in occasione dell’approvazione del preliminare di progetto contenente aspetti naturalistici, paesaggistici e urbanistici, sismologici e geo-tettonici.

A queste già importanti motivazioni se ne aggiungerebbero di ulteriori a carattere tecnico-ingegneristiche, relative ad uno studio del 2021 che evidenzia quattro alternative ritenute comunque improponibili:

  • Sub-alveo – tunnel sottomarino non realizzabile a causa della notevole profondità, per le pendenze proibitive e per le distanza dall’entroterra da cui dovrebbe iniziare;
  • Tunnel semisommerso – ancorato al fondo marino con dei cavi (“ponte di Archimede”), tipologia mai realizzata che presenta molte incognite tecniche di stabilità e tenuta;
  • Ponte sospeso a campata unica – lungo 3 chilometri, con pilastri di 300 metri, da costruire nel punto meno esteso dello Stretto, lontano sia da Messina sia da Reggio Calabria, scomodissimo per la mobilità locale che continuerebbe a fruire dei traghetti perché più veloci. Ai già noti problemi sismici citati si aggiungono il pericolo costituito dai forti venti che investirebbero la struttura flessibile e dalle dimensioni abnormi dei pilastri che rendono difficoltosa la presa del calcestruzzo, con conseguenze relative alla stabilità e alla resistenza.
  • Ponte sospeso più lungo – Collegherebbe direttamente le due maggiori città. Strutturato su tre campate con pilastri meno rischiosi dei precedenti, appoggiati sul fondale inclinato dello Stretto conformato a forma di “V”, genererebbe comunque problemi statici.

Alla luce di queste argomentazioni, applicando una valutazione costi/benefici, siamo sicuri che quest’opera sia davvero utile?

In riferimento alle considerazioni esposte, la realizzazione del Ponte risulta difficoltosa e probabilmente anche anacronistica rispetto al momento storico che stiamo attraversando. Per secoli in nome del profitto e del progresso abbiamo deturpato la natura, depauperando ed inquinando il nostro pianeta. Non è più pensabile, dunque, costruire con logiche e modalità non ecosostenibili, è tempo di conservare, tutelare, mettere in sicurezza, preservare.

In conclusione, vi è da chiedersi se il patrimonio naturalistico debba essere preservato soltanto dalle numerose associazioni ambientaliste o se sia anche un compito dello Stato.