FOMO: LE NUOVE PATOLOGIE

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di DANIELA SPERANZA

FOMO è l’acronimo di “Fear Of Missing Out”, che significa “paura di essere tagliati fuori”.

Questo problema non è nuovo ma è aumentato con l’avvento degli strumenti di comunicazione mobile, fino a diventare una vera e propria patologia.

I “social media” sono una piattaforma popolare per comunicare in tempo reale con amici e conoscenti, caratterizzati dalle immagini degli eventi più belli. Secondo gli esperti di “media” le immagini portano spesso a paragoni aventi conseguenze negative, innescando così una competizione con coloro ritenuti più bravi, che causa sentimenti di gelosia. La FOMO non è ancora una malattia riconosciuta, i confini della dipendenza da Internet sono tuttora sfocati.

I seguenti punti forniscono una serie di indicatori utili per comprendere se si è caduti nel FOMO:
Essere assenti quando gli amici si riuniscono e si divertono può essere frustrante;
• Non sapere cosa stanno facendo i tuoi amici può rendere nervosi;
• È necessario comunicare immediatamente online quando si condivide qualcosa con gli altri;
• Incapacità di concentrarsi durante lo studio o il lavoro.

A livello scientifico la FOMO sembra essere composta da due elementi:
1. Preoccupazione che altre persone possano avere esperienze piacevoli e benefiche da cui si è esclusi; 2. Un desiderio duraturo di connettersi con gli altri attraverso i “social network”.

Queste due componenti possono essere viste come il risultato l’una dell’altra. Infatti, i pensieri legati all’esclusione sociale possono generare ansia (la prima componente), che porta a comportamenti volti a ridurne l’intensità (controllare i social network). In tal senso, il comportamento indotto dalla FOMO è compulsivo e ripetitivo. Ad esempio, la verifica dell’esistenza di una connessione Internet, aggiornamenti ripetuti di pagine Web, utilizzo prolungato degli smartphone.

Ricerche recenti (Elhai et al., 2021) mostrano che le componenti comportamentali non coinvolgono solo condotte volontarie e intenzionali (come il controllo di uno smartphone quando si presentano le opportunità), ma includono anche l’incapacità di evitare
di leggere le notifiche che appaiono sullo schermo. In effetti, questo lato compulsivo sembra essere rafforzato dalla riduzione della tensione causata dall’idea di poter perdere informazioni relative alle proprie conoscenze.

È importante, anche se siamo consapevoli che ormai è molto difficile, mantenere una distanza da questi strumenti, recuperando
relazioni solide e non “liquide” (come direbbe Bauman). Preoccupa, in particolare, il fatto che cadano in questa trappola in modalità trasversale: maturi professionisti, tecnici del settore, nonché chi, non avendo più impegni di lavoro e quindi con molto tempo libero indulgono in queste dinamiche, ecc.
Un solo auspicio: restiamo umani!