PROVE TECNICHE DI DITTATURA: TERRORISMO E ATTENTATO ALLA LIBERTÀ, I PROVVEDIMENTI CRIMINALI DEL SIGNOR MARIO DRAGHI

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di ANTONIO SPOSITO

Finalmente il signor Draghi, uomo dall’apparente espressione bonaria, ha gettato via la maschera, il servo del capitalismo finanziario che affama le genti e mortifica il lavoro, afferma in modo aberrante che: “Non vaccinarsi è un appello a morire”.

Tale improprio sillogismo è un atto terroristico che induce nei cittadini un senso di colpa inappropriato. In una democrazia inoculare la paura andrebbe punito con l’arresto immediato, nessuno dovrebbe dire alle persone come vivere, strategia che connota le dittature autoritarie paternalistiche. In verità, il sillogismo di Draghi è un falso sul piano fattuale perché il contagio non significa morte sicura, i numeri riportati di seguito dimostrano ampiamente il contrario, affermarlo è una enorme menzogna profferita in malafede.

Si potrebbe ritenere come valido anche il sillogismo contrario, ossia, che: “Vaccinarsi è un appello a morire”. Non dimentichiamo che il vaccino non è un farmaco, viene somministrato a persone sane che per qualche motivo sono scampate al contagio, le quali paradossalmente se vaccinate corrono il rischio di morire o di ricevere danni transitori o permanenti. In uno “Stato di diritto” non si può chiedere a nessuno di correre un rischio del genere, i cittadini non sono cavie di proprietà dello Stato.

Essere pro o contro il vaccino è un falso problema, la vera questione è l’intromissione prevaricatoria dello Stato. Formalmente la scelta di vaccinarsi non è obbligatoria (la Costituzione lo vieta a tutela dei “diritti soggettivi”), nonostante ciò i cittadini italiani sono sostanzialmente messi di fronte ad un ricatto, il quale come tale costituisce reato penale, che si concretizza non soltanto rispetto alle limitazioni imposte dal Green Pass ai dissenzienti ma anche nei confronti di quei lavoratori costretti a vaccinarsi. Allora vi chiedo: “Se un lavoratore sottoposto al ricatto ‘O ti vaccini o sarai sospeso dalle tue mansioni senza stipendio o peggio ancora licenziato’ muore o riceve un danno transitorio o permanente dal vaccino, di chi è la responsabilità? Chi ripaga della vita persa o della invalidità causata dal vaccino? Come farebbe lo Stato italiano a riconoscere le sue responsabilità dopo aver propagandato l’efficacia e l’innocuità del vaccino? Purtroppo è già alle cronache che alcuni cittadini ci abbiano rimesso la vita o ricevuto danni.

Sottovalutare i rischi indotti dal vaccino, considerando i danni transitori e permanenti come collaterali, è un crimine di Stato. Uno Stato che avalla la letalità e la nocività del vaccino come rischio accettabile, così definito dagli epidemiologi, ritiene gli individui che subiscono danni “figli di un dio minore”. In altre parole, “il fine che giustifica i mezzi” dà l’idea di uno Stato immorale.

ANALIZZIAMO QUESTI DATI STATISTICI COSÌ SPAVENTOSI DA GIUSTIFICARE GLI IGNOBILI DECRETI LEGGE EMESSI
Le criticità inerenti all’indice RT previsionale

Conosciamo le criticità dell’indice RT (indice di riproduzione temporale) e le manipolazioni cui viene sottoposto, denunciate persino dagli epidemiologi e dai Presidenti delle Regioni. L’RT esprime soltanto quanti individui possono essere contagiati da una sola persona in media in un certo periodo di tempo, in relazione all’efficacia delle misure restrittive. È un modello matematico-statistico di tipo proiettivo non è la realtà, dipende dai criteri e dagli algoritmi utilizzati per il suo calcolo. È influenzabile da numerose variabili intervenienti quali: la densità abitativa dei luoghi in cui si rileva il contagio, gli stili di vita dei cittadini, la predisposizione del sistema immunitario soggettivo, le modalità di trasmissione, ecc. Soffermandoci su quest’ultimo elemento, ancora oggi non si conosce esattamente come il virus si trasferisce. La dimostrazione e che, ad esempio, in alcuni nuclei familiari, nonostante la prossimità fisica, il virus contratto da un membro non si propaga in automatico agli altri componenti, viceversa, un unico componente non viene contagiato dalla maggior parte dei membri che hanno contratto il virus.

La differenza tra statistica inferenziale e descrittiva

Chi mastica di calcolo conosce la differenza tra “statica inferenziale” probabilistica basata su campioni per determinare le proiezioni e la “statistica descrittiva” che si affida a dati consolidati nella realtà. Ebbene utilizzando quest’ultima nel trattamento dei dati concernenti l’epidemia Coronavirus in Italia, dal suo insorgere (inizio 2020, circa 19 mesi), aggiornati al 3 agosto 2021, si rileva che il rapporto tra numeri di contagiati 4.358.533/numero di abitanti 60.500.000 equivale al 7,20%; il rapporto numero di morti 128,088/numero di abitanti 60.500.000 è di poco superiore allo 0,2%; il rapporto numero di morti 128,088/contagiati 4.358.533 equivale al 2,93%. Pertanto, su 100 contagiati circa 3 riscontrano probabilità di morte, soprattutto ultrasettantenni o persone con gravi patologie pregresse.

Cause di morte in Italia: statistiche comparate

Per meglio comprendere l’entità del fenomeno pandemico facciamo una comparazione statistica significativa sulle cause di morte in Italia. Prendiamo, ad esempio, i nuovi casi di neoplasie maligne (tumori), esclusi i tumori della cute non melanomi, registrati nel 2020. Per quando riguarda i numeri assoluti sono stati stimati circa 1.030 nuovi casi al giorno, il numero totale delle diagnosi sulla base dei dati di popolazione raccolti dai Registri Tumori Italiani è di circa 377.000 (195.000 negli uomini e 182.000 nelle donne). Le stime prodotte partendo dai dati di mortalità (EUROSTAT e/o ISTAT) evidenziano che sempre nel 2020 in Italia i decessi per neoplasie maligne ammontano a 101.900 maschi e 81.300 femmine, per un totale di 183.200. (Dati pubblicati dalle associazioni AIOM–AIRT–SIAPEC/IAP).

Il rapporto tra numeri di diagnosi 377.000/numero di abitanti 60.500.000 equivale allo 0,6%; Il rapporto numero di morti per neoplasie183.200/numero di abitanti 60.500.000 equivale allo 0,3% di probabilità di decesso; il rapporto tra numero di morti per neoplasie183.200/diagnosi di neoplasie 377.000 equivale al 48,59%. Pertanto, su 100 diagnosticati circa 50 riscontrano probabilità di morte (praticamente 1 su 2) appartenenti a qualsiasi età e molti senza gravi patologie pregresse. In questo caso è corretto affermare che a fronte di una diagnosi per neoplasia esiste il 50% di probabilità di morte.

Conclusioni: la comparazione evidenzia che per la caratteristiche delle malattie è più probabile contrarre il Coronavirus (per la sua volatilità) che essere affetti da neoplasie, 7,20% versus 0,6%; il tasso di mortalità per neoplasie maligne, considerato però in un arco temporale più ristretto (annuale), è superiore a quello per Coronavirus, 0,3% versus 0,2%; il rapporto tra numero di morti e diagnosi per neoplasie/contagiati Coronavirus è 48,59% versus 2,93%.

E’ evidente che c’è uno scarto notevolissimo tra la probabilità di morte indotta dalle neoplasie e l’essere affetti da Coronavirus, che nel 97% dei casi si risolve in una completa guarigione. In base a tali dati, non risulta che lo Stato, per evitare la mortalità da cancro, intervenga con restrizioni a tutela dei cittadini limitandone la vita per circoscrivere l’esposizione a fattori di rischio quali: agenti chimici e composti, agenti occupazionali, metalli, polveri e fibre, radiazioni, agenti biologici, abitudini personali, farmaci, inquinamento ambientale.

I PROVVEDIMENTI CRIMINALI E DISCRIMINATORI
Attentato alla libertà: Green Pass e proroga dello “stato di emergenza”

Le statistiche evidenziano la sproporzione tra l’entità del fenomeno pandemico e l’eccesso di allarmismo che lo accompagna, comprensivo di limitazioni intollerabili. Sia ben chiaro, qui non è in discussione l’esistenza del Coronavirus, non c’è “negazionismo”, vi è soltanto la critica alla nefanda gestione politica per le gravi ripercussioni sociali, economiche e giuridiche che ha prodotto. Pertanto, Il Green Pass è un decreto anticostituzionale, offensivo e lesivo dei diritti individuali, il quale introduce uno scenario gravissimo di privazione delle libertà fondamentali su cui si regge lo “Stato di diritto”. Esso comporta segregazione, divisione, isolamento, ghettizzazione, stigma, condizioni che conducono alla “morte sociale”. Una sorta di apartheid.

Dichiarare: “O ti vaccini, o ti sottoponi a tampone, altrimenti non puoi recarti al ristorante e al bar se non all’aperto (in inverno assisteremo all’assideramento dei cittadini), in palestra, a teatro, cinema, eventi sportivi, congressi fiere, sagre, convegni, parchi divertimento, sale gioco, partecipazione a concorsi”, significa intimorire e colpevolizzare cittadini non obbligati ufficialmente a vaccinarsi ma essenzialmente messi di fronte al ricatto summenzionato. Cittadini che senza alcuna evidente e comprovata contagiosità sono considerati in via presuntiva socialmente “pericolosi” e, pertanto, deprivati di alcune libertà (condizione diversa dagli asintomatici che sottoposti a tampone pur conoscendo la propria comprovata contagiosità vanno impunemente in giro). Il Green Pass delinea, inoltre, l’ennesimo paradosso, quello di proteggere persone già vaccinate o “tamponate” (altrimenti non avrebbero ricevuto il Green Pass) quando, in realtà, i rischi maggiori sono corsi da quelle non vaccinate che per scelta volontaria hanno già accettato tali rischi. Quindi, perché applicare le limitazioni?

Prorogare lo “stato di emergenza” a distanza di oltre 18 mesi dall’insorgere della pandemia Coronavirus serve a sospendere ancora alcune garanzie costituzionali e a giustificare le restrizioni. Altro provvedimento improvvido. Come sostiene anche Massimo Cacciari è un insulto alla Costituzione. Vedremo quante altre “varianti” del virus verranno fuori per giustificare ulteriori proroghe.

I DIRITTI
Diritto e leggi non sono sinonimi

Voglio ricordare al signor Draghi e complici (politici e potentati vari) che gli esseri umani si danno regole e istituzioni per ordinare e organizzare la società, la legge è uno degli strumenti che permettono di perseguire questo scopo, certamente non l’unico, la dimensione giuridica non si esaurisce in quella legislativa. Difatti, i Decreti Legge (così come indicato dall’art. 77 della Costituzione) sono atti emanati dal Governo aventi forza di legge ordinaria soltanto nei casi di necessità e urgenza, vanno approvati dal Parlamento entro 60 giorni dall’emissione. Sono, dunque, effimeri e a tempo determinato, i diritti umani e della persona sono invece universali e come tali sono intangibili, non effimeri e a tempo indeterminato. L’uso smodato dei Decreti Legge è stato più volte denunciato sia dai costituzionalisti sia da diversi parlamentari, proprio perché il potere legislativo affidato al Governo (potere esecutivo) ha natura straordinaria, purtroppo negli ultimi anni è diventato causa di controversie e discussioni.

Diritti soggettivi e “Habeas corpus”

I “diritti soggettivi” privati e pubblici (dimensione sociale), a tutela del singolo nei confronti dello Stato, forniscono il potere di far valere davanti ad un magistrato gli interessi individuali ritenuti meritevoli di salvaguardia a fronte di norme giuridiche che lo violino. Sono parti costituenti dei “diritti soggettivi”: il non subire arbitrarie restrizioni della libertà personale, del domicilio, della corrispondenza, della circolazione; libertà di riunione, associazione, religiosa, manifestazione del pensiero. In più, Draghi fa finta di ignorare, per incompetenza o malafede, anche il principio normativo dell’”Habeas corpus” (“che tu abbia un corpo”), formalizzato nel 1679 allorquando divenne legge dello Stato inglese (“Habeas corpus act), seppur i prodromi erano già riscontrabili nella Magna Carta, accolta il 15 giugno 1215 dal re Giovanni d’Inghilterra, a tutela di alcuni ribelli appartenenti alla “nobiltà”, contro la detenzione ingiustificata e a garanzia di una giustizia rapida.

L’”Habeas corpus”, che, quindi, nasce originariamente per i casi di arresto come diritto di conoscere la causa e la convalida dello stesso grazie alla decisione di un magistrato, richiede precise premesse giuridiche per limitare la libertà della persona. Nel corso della storia tale dispositivo è stato esteso a protezione delle libertà individuali dei cittadini e dell’intangibilità della persona nella sua integralità contro l’agire arbitrario dello Stato, inserito poi nei sistemi giuridici e nelle Costituzioni di vari Paesi occidentali tra cui l’Italia.

Il “diritto di avere diritti”: la disobbedienza civile come atto morale

Sull’argomento cito il pensiero dell’illustre costituzionalista Stefano Rodotà: ‘Il “diritto di avere diritti” connota la dimensione stessa dell’umano e della sua dignità, rimane saldo presidio contro ogni forma di totalitarismo”’. Secondo questo seminale pensiero è, dunque, legittimo che chi attiva la propria coscienza morale per tutelare i diritti universali, compiendo un atto di disobbedienza civile non rispettando una “cattiva” legge, non è un criminale, il quale commette un reato soltanto per trarre profitto per sé cercando di nascondere ciò che ha commesso. Di conseguenza, un atto di disobbedienza civile, inteso nella sua dimensione morale, diviene un diritto. Prendiamo come esempio di provvedimento legislativo le “leggi razziali” del 1938 emanate dal Fascismo che esclusero dalla vita civile gli ebrei dando così origine alla loro segregazione. All’epoca, quindi, per essere cittadini italiani allineati e obbedienti bisognava rispettare tali leggi scellerate. Oggi questa obbedienza cieca viene pretesa per il Green Pass che in sostanza autorizza la segregazione dei dissenzienti. Come vi sareste comportati nel 1938?  Come vi comportereste oggi con chi non è d’accordo con il Green Pass?

LE OSCENE CONTRADDIZIONI DEI BORGHESI CHE SI DEFINISCONO DEMOCRATICI E LIBERALI
Draghi: il signore oscuro

Inquietante, contraddittorio, ambivalente. Draghi da borghese dimentica stranamente la libertà e i “diritti soggettivi” (riconosciuti anche dalla nostra Costituzione), cavalli di battaglia della stessa borghesia e architravi degli “Stati di diritto” moderni, nati dalle rivoluzioni atlantiche (doppia rivoluzione inglese, americana e francese) avvenute tra il XVII e il XVIII secolo che causarono la sconfitta dell’aristocrazia. La libertà per Draghi serve soltanto a legittimare il “libero” mercato e le diseguaglianze sociali da questo provocate. Disorientante! 

Altrettanto stupefacente e paradossale è il Draghi, che sempre da liberale dovrebbe essere fautore del cosiddetto “Stato minimo” (non interventista nei processi economici del mercato capitalistico), diventi improvvisamente, nella gestione politica dell’epidemia Coronavirus, il rappresentante vetero-stalinista o vetero-fascista dello “Stato massimo” (“possiede” i cittadini, mostra i muscoli).

Eugène Delacroix: “La Libertà che guida il popolo”

Per stimolare ulteriormente il ricordo nei borghesi che hanno dimenticato da dove provengono o per quelli chi lo ignorano, rievoco l’anno 1830, allorquando il re di Francia Carlo X di Borbone affidò la conduzione del governo autoritario di orientamento clericale e reazionario a Jules de Polignac (Capo della Congregazione), il quale emanò dei provvedimenti legislativi liberticidi: ripristino della censura, nuova legge elettorale che facilitava la rappresentanza dell’aristocrazia terriera. Queste disposizioni infiammarono i cittadini parigini che dal 27 al 29 luglio (“Tre Gloriose Giornate”) insorsero contro l’autorità regia innalzando barricate nelle strade. Con l’avanzare dell’insurrezione Carlo X esonerò i suoi ministri, revocò le ordinanze emesse, abdicò e fuggì in Inghilterra.

Tale storico evento fu riportato su tela da Eugène Delacroix (pittore romantico francese) eternato nel suo famoso dipinto “La Liberté guidant le peuple” [La Libertà che guida il popolo], terminato nell’autunno del 1830, divenuto icona delle lotte per la libertà. “Ho cominciato un tema moderno, una barricata… e, se non ho combattuto per la patria, almeno dipingerò per essa…” (Eugène Delacroix in una lettera al fratello richiamando “La Libertà che guida il popolo”).

Purtroppo la scarsa fedeltà ai principi libertari è evidenziata da buona parte dei cittadini italiani, molti dei quali (alcuni milioni), certamente non guidati da spirito patrio (altrimenti l’avrebbero fatto prima), appena emesso il decreto sul Green Pass, per paura di non godersi le vacanze e il divertimento, sono corsi a vaccinarsi o a “tamponarsi”. L’addestratore rotea la bacchetta e le scimmiette ammaestrate obbediscono. È il destino delle masse amorfe senza alcuna missione storica e politica da compiere.

Le oligarchie mondiali politiche/economiche e l’esperimento globale

Vi è da chiedersi perché il signor Draghi (e complici) generano e cavalcano questo terrorismo politico criminale. I latini solevano dire: Cui prodest? (“A chi giova?). La risposta a tale arcano lo svelerà la storia.

Draghi è soltanto la punta di un iceberg ben più strutturato, costituito da borghesi che rinnegano se stessi, la loro storia, lo “Stato di diritto”. Un iceberg costituito dalle oligarchie mondiali politiche ed economiche, in cui vi rientrano le lobby del capitalismo finanziario, le Giants Corporation (multinazionali) del farmaco. Oligarchie che di concerto stanno testando, in un enorme esperimento effettuato su scala globale, fin dove arriva la possibilità di controllare, limitare e sottomettere i cittadini che vivono nelle democrazie liberali, divenute ormai scomode e, per certi aspetti, sempre più incontrollabili grazie soprattutto alla Rete. Internet e i Social hanno, infatti, amplificato la voce dell’opinione pubblica, la quale rispetto al passato ha maggiori possibilità di verificare l’operato delle istituzioni e delle organizzazioni esprimendo pareri immediati e condivisibili.

Per giustificare i “comitati di salute pubblica” (retaggio della Rivoluzione Francese) e le “dittature sanitarie” che comprimono i diritti, quale migliore strategia se non creare un nemico impersonale come un virus su cui scaricare la responsabilità di una catastrofe “naturale” globalizzata, consentendo così ai potentati mondiali di apparire come innocue mammolette che hanno addirittura a cuore il bene dell’umanità. In tale ottica, è d’obbligo rilevare che nonostante sia scientificamente noto che occorrono almeno due anni per testare seriamente l’efficacia e gli effetti collaterali di un vaccino, quello contro il Coronavirus era già insolitamente pronto dopo 4/5 mesi dall’insorgere della pandemia. La “consecutio” logica è: o il vaccino rappresenta un grande bluff, oppure il virus era già stato preparato ad hoc. Perché? 

In un momento storico in cui si sta strutturando un nuovo ordine mondiale, l’epidemia Coronavirus rinvigorisce i tornaconti delle potenze politiche ed economiche: le prime, rinsaldano l’autoritarismo del potere esecutivo all’interno delle democrazie, finalizzato ad un maggior controllo dei cittadini; le seconde, coinvolte nella crisi del capitalismo mondiale, accentuatasi dopo la crisi del 2008, beneficiano di uno shock finanziario simile a quello prodotto da una guerra, necessario per far ripartire l’accumulazione originaria del capitale globalizzato attraverso l’indebitamento pubblico/privato e i profitti provenienti soprattutto dalla vendita dei vaccini pagati con soldi pubblici. Dopo una guerra vi sono sempre: nuovi ricchi, nuovi poveri, ricchi ancor più ricchi, poveri sempre più poveri.

LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA MALATA E CONTRADDITTORIA
Il rapporto bidirezionale tra istituzioni e sfera pubblica critica: il diritto di esprimere il dissenso

A Draghi ricordo che il rapporto tra istituzioni e sfera pubblica critica (necessaria per la tutela dei diritti), è condizione essenziale per la democrazia, in cui ciascuno ha il diritto di manifestare liberamente la propria opinione e il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione, anche se contrapposti al potere di una maggioranza o presunta tale. Nel corso della storia è già tragicamente successo (continua a verificarsi ancora oggi) che lo Stato, il pubblico potere, comprima gli spazi di discussione e di libertà. A conferma di ciò, l’articolo 21 della nostra Costituzione esprime l’idea antitotalitaria di separazione tra potere pubblico e società civile, “aperta”, pluralista, contrapposta a quella di “società chiusa”, ideologicamente inglobata nel pubblico potere, diametralmente opposta rispetto a quella che caratterizza i regimi autoritari. L’Italia, a proposito della libera manifestazione del pensiero, è al 41° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa pubblicata da “Giornalisti senza frontiere”. Dato allarmante.

Il pensiero unico dominante

Ormai chi non si allinea al pensiero unico dominante, chi dissente senza subire la paura causata dal terrorismo politico-economico-mediatico è silenziato, considerato alla stregua di un untore o come un ebreo marchiato con tatuaggi identificativi nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, un metodo spregevole per identificare i prigionieri, segnandoli indelebilmente nella loro carne. Ovviamente l’imposizione del Green Pass e l’Olocausto non sono paragonabili per livelli di gravità, ma il procedimento psico-sociale è lo stesso. Non dobbiamo dimenticarci che anche la “soluzione finale” nella fase iniziale fu graduale e sottovalutata dall’opinione pubblica tedesca e mondiale, gli esiti magari non saranno gli stessi, ma la finalità è pur sempre quella del controllo e dell’isolamento di chi è considerato “scomodo”. La storia ha insegnato che superato un certo limite dopo è difficile tornare indietro.

Il dominio del potere esecutivo e la crisi della rappresentanza

L’attuale situazione politica italiana dal punto di vista istituzionale vede un governo sostenuto da una ammucchiata parlamentare orgiastica in cui praticamente non c’è più opposizione. E’ in atto l’esautorazione del Parlamento, sottomessosi volontariamente al potere debordante dell’esecutivo, ciò ha ridotto la democrazia italiana a un simulacro di se stessa, siamo, di fatto, di fronte a una dittatura camuffata.

Il popolo, come corpus detentore del potere democratico, invece di condurre all’autentica liberazione dell’individuo si è rinchiuso in un recinto soffocante al cui interno vengono comunque imposte dinamiche vessatorie e oppressive. La differenza con i regimi del passato non democratici e che la democrazia dà la sensazione accattivante ed euforizzante della libertà, quando in realtà anch’essa, soprattutto quando sussiste uno squilibrio dei poteri, sottomette masse di cittadini trattandoli alla stregua di “sudditi”. E’ la nuova tirannia della maggioranza, un novello Leviatano.

Nella “società del rischio”, della paura inoculata, della manipolazione mediatica delle masse, la gestione politica dell’epidemia Coronavirus ha accelerato un processo di degrado democratico già in atto, caratterizzato dalla progressiva confisca dei diritti e delle libertà individuali per fornire in cambio maggiore sicurezza e controllo da parte di una élite che si autodefinisce “Stato”, la quale ha smarrito una coerente rappresentatività popolare divenendo totalmente autoreferenziale. (La democrazia che non c’è). Un vulnus di civiltà politica su cui tutti dovremmo interrogarci.

Le interpretazioni schizofreniche della “volontà” popolare

In una democrazia rappresentativa quando i cittadini sono chiamati a votare manifestando la “sacra” e libera volontà popolare, vengono esaltati, rispettati, blanditi, sedotti, adulati, suggestionati, definiti “responsabili” dai candidati che necessitano di ricevere il consenso per assurgere al potere. Paradossalmente questi stessi cittadini, allorquando, manifestando la stessa “sacra” volontà popolare, si sono sentiti liberi di passeggiare sul lungomare, di recarsi ai ristoranti, ecc., nonostante siano informati sui rischi indotti dal Coronavirus, sono stati definiti “irresponsabili”, in modo irrispettoso e schizofrenico, dai loro stessi rappresentanti.

Cittadini che per questi comportamenti vanno, pertanto, guidati e “protetti” paternalisticamente come fossero bambini all’asilo, regrediti al rango di inabilitati e interdetti, un modo per dire: “Voi non sapete ciò che fate, vi guidiamo noi, state buoni e non disturbate il conducente”. Anche questo è un classico delle dittature. Schizofrenia pura. Quegli stessi cittadini che, nel vivere le dimensioni semplici della vita quotidiana, forse più intelligentemente dei governanti, hanno compreso che dopo oltre 18 mesi devono imparare a convivere non più con un’epidemia ma con una “endemia”. 

“Divide et impera”

Per evitare che i cittadini pro e contro le restrizioni entrino in conflitto tra loro è d’obbligo ricordare il famoso motto latino “divide et impera” («dividi e comanda»), il quale insegna che la divisione, la rivalità, la discordia nei popoli assoggettati è indotta da chi vuole dominarli. Dobbiamo assolutamente rammentare che la democrazia è un bene di tutti conquistato con il sangue, la quale nella sua essenza è un pensiero “debole”, non è data per sempre, così come è fragile lo “Stato di diritto”. Superato un certo limite basta un niente per spazzare via entrambi, ambedue vanno difesi e tutelati sempre e comunque. Anche in questo caso “storia docet”.

È possibile che un virus metta in ginocchio uno “Stato di diritto” democratico e liberale fino al punto da rinnegare se stesso?

Uno “Stato di diritto” democratico e liberale non può essere messo in ginocchio al punto tale da giustificare la rinuncia ai principi fondamentali su cui si fonda, tra cui in primis vi è la libertà, neanche a un virus deve essere concesso tale potere. L’essere umano non può essere ostaggio nemmeno della biologia. Ancora una volta la storia ci ha insegnato che la libertà è un principio sacro più importante della paura di morire, nei secoli molti esseri umani hanno sacrificato eroicamente la propria vita pur di rimanerne fedeli. Purtroppo i tanti che oggi si definiscono democratici e liberali lo hanno sciaguratamente dimenticato.

È NECESSARIA UNA “NUOVA RESISTENZA”

Signor Draghi, alla luce di quanto descritto, concludo dicendo alla sua persona e ai suoi complici che nella vita ci vuole rispetto per individui, persone, cittadini dissenzienti, questa è la democrazia, lei ha dimostrato di non averne. Siamo di fronte ad un’altra notte della Repubblica”. Per opporsi a questo attentato alle libertà è necessaria la “dissidenza politica”, la “disobbedienza civile “, i tempi sono maturi affinché nasca con urgenza un nuovo movimento d’opinione, una “Nuova Resistenza”, a tutela di quei diritti offesi dalle logiche oscure dei potentati politici ed economici che lei rappresenta.