OLTRE LA DESTRA E LA SINISTRA

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di ELISABETTA FESTA

CENNI STORICI

Nel linguaggio politico essere di “destra” significa sposare un orientamento liberal-conservatore, il cosiddetto (centrodestra), oppure considerarsi nazional-conservatore e sovranista (destra) o ancora ritenersi un neofascista, nazional-socialista, populista di destra e reazionario (estrema destra).

Essere di “sinistra” indica, invece, un orientamento progressista, socialista-liberale e socialdemocratico riformista (centrosinistra), oppure socialista (sinistra non massimalista), o ancora ritenersi comunista ed anarchico (estrema sinistra).

Le denominazioni “destra” e “sinistra” nascono in Francia poco prima della Rivoluzione Francese. Nel maggio 1789 furono convocati gli Stati Generali dal Re di Francia Luigi XVI, un’assemblea che doveva rappresentare le tre classi sociali allora riconosciute: clero, nobiltà e Terzo Stato. All’interno dell’emiciclo gli esponenti “conservatori” presero posto alla destra del Presidente mentre quelli “radicali” alla sinistra. Tale divisione si ripresentò anche successivamente quando si formò l’Assemblea Nazionale. A “destra” la corrente monarchica a “sinistra” quella rivoluzionaria. Anche dopo la Restaurazione la distinzione si conferma nel tempo come caratteristica costante dei sistemi parlamentari. Dalla Francia si estese rapidamente in tutta Europa. 

Per capire le differenze sostanziali delle diverse posizioni politiche, di seguito saranno elencate in maniera sintetica i principi cardine della “destra” e della “sinistra” collocati nello scenario politico italiano.

CARATTERI DISTINTIVI DELLA DESTRA ITALIANA

Berlusconi – Salvini – Meloni

La “destra” in Italia mantiene salde le sue radici storiche. Sono preponderanti i valori conservatori, la forte identità nazionalista (il “nazionalismo” fu una ideologia tipicamente europea sorta alla fine del secolo XIX, propedeutica alle devastanti guerre del ‘900), i poteri militari e di polizia, considerando importanti la sicurezza del territorio e la difesa della patria. I governi di “destra” invocano anche il diritto all’autodifesa personale. Uno dei cavalli di battaglia ricorrente della “destra” è la lotta contro l’immigrazione, non solo quella clandestina, la linea è limitare il più possibile gli accessi. Altro principio ricorrente è la sacralità della famiglia tradizionale e la difesa della religione cristiana cattolica. La “destra” estrema è sostenitrice dell’”uomo forte” al comando, avendo in sé nostalgia del Fascismo. In economia la “destra” sociale è anticapitalista, mentre la “destra” liberal-conservatrice predilige il modello neo-liberista, con tasse basse per agevolare gli imprenditori nella creazione di nuovi posti di lavoro. Quest’ultima, inoltre, favorisce il “privato” al “pubblico”. Su temi concernenti varie tipologie di diritti la “destra” è contro l’aborto, l’eutanasia, la liberalizzazione delle droghe, le unioni civili tra esponenti dello stesso sesso.

CARATTERI DISTINTIVI DELLA SINISTRA ITALIANA

Renzi e Zingaretti

Essere di “sinistra” per molto tempo in Italia ha significato far parte del PCI (Partito Comunista Italiano) oppure del PSI (partito Socialista Italiano). La “sinistra” italiana antifascista e anticapitalista è sempre stata frazionata e divisa. La “sinistra” moderata è a favore dell’equità anziché della mera uguaglianza. Storicamente la “sinistra” marxista ha rappresentato gli operai trovando una naturale sponda nei sindacati, soprattutto nella CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro). Oggi a causa delle trasformazioni del mondo del lavoro la base operaia non si identifica più in essa. In generale, la “sinistra” non comunista accetta l'”economia di mercato”, il quale deve essere però regolato non pianificato onde evitare che si formino sacche di ingiustizia sociale. E’ contraria, dunque, al “liberismo” selvaggio. Restano ancora cavalli di battaglia le politiche fiscali che prevedono tasse alte per i ceti più elevati e sussidi di Stato a favore dei meno abbienti. La “sinistra” è tollerante verso l’immigrazione, predilige i servizi pubblici a quelli privati, in tema di diritti è favorevole all’eutanasia, all’aborto, alle liberalizzazioni delle droghe leggere, tutela i diritti degli LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender), promuove tutte le confessioni religiose.

RIFLESSIONI

Attualmente, nell’era post-ideologica, a causa dei repentini mutamenti della società e con l’avvento della “globalizzazione”, le distinzioni tra “destra” e “sinistra” non sono più così nette come in passato. In Italia, da “Tangentopoli” in poi, scoppiata nel 1992, che ha determinato la dissoluzione dei partiti storici di massa, abbiamo assistito ad una vera e propria crisi identitaria della politica.

La fine delle ideologie pone quesiti cui fornire risposte. “E’ davvero così difficile concepire la politica in maniera diversa? “E’ così problematico liberarsi delle vecchie contrapposizioni e visioni manichee?” Il sociologo inglese Anthony Giddens già nel 1994 nel suo saggio (Beyond Left and Right – the Future of Radical Politics), parlava della necessità di andare oltre il concetto di “destra” e di “sinistra”, per dar vita ad una politica definita “generativa”, che affronti la crisi di un mondo che ha valicato ormai i limiti dell’ordine sociale e quelli imposti dalla natura. Nella società postmoderna complessa soltanto con una politica che integri alcuni principi del “conservatorismo” quali protezione e ordine, con quelli appartenenti al patrimonio tradizionale della “sinistra”: liberazione, emancipazione, uguaglianza, sarà possibile fornire ai cittadini risposte adeguate.

La riflessione di Giddens nasce nel periodo storico successivo alla caduta del Muro di Berlino intriso di forti mutamenti politici, economici e sociali. Le contrapposizioni ideologiche stavano perdendo il loro senso e i sistemi politico-sociali in trasformazione si sono via via ibridati. Ciò è confermato dal fatto, tra gli altri, che, ad esempio, una cospicua parte della classe operaia non vota più a “sinistra”, così come parte di quest’ultima ha assunto su alcune fenomenologie derive “nazionaliste”. Attualmente il conflitto tra “destra” e “sinistra”, che ha assunto un mero carattere propagandistico, abitudinario e sterile, rappresenta ancora la realtà politica attraverso l’utilizzo di categorie interpretative oramai desuete e obsolete.

La “mission” della politica è risolvere i problemi nell’interesse generale, così come proposto da Giddens in senso “generativo”. Sarebbe auspicabile, pertanto, un Parlamento che agisca come luogo di disamina e risoluzione, piuttosto che assumere le sembianze di una riunione di condominio in cui ognuno rappresenta se stesso.