INCHIESTA CORONAVIRUS TIPOLOGIE DI INFLUENZA A CONFRONTO: STATISTICHE COMPARATE

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di ANTONIO SPOSITO

INTRODUZIONE
Questo articolo inaugura una serie dedicata al fenomeno Coronavirus, affrontato in ottica statistica, sociologica, politico-istituzionale, economica. Ottiche diverse ma complementari, il tutto assemblato nel format di inchiesta giornalistica, a cura del sottoscritto.

OBIETTIVO INCHIESTA
Il fine è dimostrare quanto sia abnorme – in riferimento a dati statistici consolidati illustrati di seguito – l’allarmismo sociale rispetto ai rischi concreti per la salute, e come il panico collettivo, più pericoloso della malattia stessa, sia stato procurato dalle istituzioni mondiali e, in particolare, italiane, le quali ultime non sono in grado di assicurare i posti letto necessari in rianimazione, a causa dei tagli indotti alla spesa sanitaria. Istituzioni in preda ad una crisi isterica, che soprattutto in Italia hanno gestito in maniera discutibile e caotica la comunicazione e i processi decisionali, adottando misure cautelative restrittive degne delle dittature più feroci. Istituzioni italiane che hanno consegnato un Paese già in difficoltà e a crescita zero, ad una crisi economica che si trascinerà nel tempo in termini di recessione. La cura da cavallo uccide il cavallo.

STATISTICHE EPIDEMIOLOGICHE

INFLUENZA NON-CORONAVIRUS
Ogni anno l’influenza non-Coronavirus determina, in Italia e non solo, un certo numero di morti. Va tenuto presente che nel nostro Paese i dati forniti dall’ISTAT su base annua, evidenziano che i decessi attribuibili a mortalità specifica per influenza, escludendo soggetti affetti da patologie pregresse, sono alcune centinaia.

La maggior parte dei decessi è causato dal fatto che di frequente il virus influenzale non-Coronavirus aggrava le condizioni già cagionevoli di pazienti affetti da altre patologie respiratorie, cardiovascolari o oncologiche. In molti di questi casi il virus influenzale non viene accertato perché non ricercato o perché la morte è imputata a polmoniti generiche.

Grazie alle metodologie statistiche che stimano la mortalità per influenza e per le sue complicanze, in Italia è possibile attribuire a tale causa mediamente 8000 decessi annui. (FONTE Istituto Superiore di Sanità https://www.epicentro.iss.it/influenza/sorveglianza-mortalita-influenza)

L’Istituto Superiore della Sanità afferma che:“Mediamente, le sindromi simil-influenzali (ILI) colpiscono ogni anno il 9% della popolazione italiana [circa 5.443.200 abitanti, su un totale di 60.480.000, considerato sugli ultimi dati aggiornati al 2018 – FONTE Eurostat INSSE], con un minimo del 4%, osservato nella stagione 2005-06, e un massimo del 15% registrato nella stagione 2017-18
FONTE
https://www.epicentro.iss.it/influenza/epidemiologia-italia

Pertanto, la correlazione contagiati § morti (8000 in media) è circa 0,15%, equivalente a 1,46 ogni 1000 abitanti.

Lo studio di più breve periodo concernente l’impatto dell’influenza non-Coronavirus sull’eccesso di mortalità in tutte le età in Italia, nelle stagioni più recenti che vanno dal 2013 al 2017, pubblicato dal NCBI (National Center for Biotechnology Information) e condotto da vari Istituti di Ricerca, dimostra che negli ultimi anni sono stati registrati picchi di mortalità durante la stagione invernale, soprattutto tra gli anziani. (FONTE https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31401203 / articolo “Investigating the impact of influenza on excess mortality in all ages in Italy during recent seasons (2013/14-2016/17 seasons”, pubblicato su Int J Infect Dis a novembre 2019).

Dalla stessa fonte statistica sono stati stimati eccedenze di decessi ammontanti a 7.027, 20.259, 15.801 e 24.981 casi, attribuibili alle epidemie di influenza non-Coronavirus inerenti rispettivamente alle stagioni 2013/14, 2014/15, 2015/16 e 2016/17.

Lo studio ha evidenziato che anche i bambini di età inferiore ai 5 anni hanno riportato nelle stagioni 2014/15 e 2016/17 un tasso di mortalità in eccesso attribuibile all’influenza non-Coronavirus. Va ulteriormente evidenziato l’andamento statisticamente ondivago, che ha visto un notevole incremento nel periodo compreso tra la stagione 2013/14 e quella 2014-15, con un numero di decessi quasi triplicato.

Nella stagionalità osservate, i 68.000 decessi totali (media 17.000 in valore assoluto, il 25% medio in termini percentuali annui) imputati, dunque, a epidemie di influenza non-Coronavirus, incidono in percentuale sulla popolazione italiana (ammontante a 60.480.000 abitanti, aggiornamento al 2018FONTE Eurostat INSSE ) per lo 0,11% circa, equivalente a 1,12 ogni 1000 abitanti.
L’eccesso di mortalità registrato è da attribuire anche all’elevato numero di popolazione anziana che vive in Italia.

INFLUENZA CORONAVIRUS (dati aggiornati 10 marzo 2020).
ITALIA (abitanti 60.480.000 > contagiati 10.149 incidenza 0,016% circa, equivalente a 0,16 ogni mille abitanti / morti 631 / ricoverati 1004; rapporto ricoverati § contagiati 9,89%; rapporto morti § contagiati 6,21%);
CINA (abitanti 1,386 miliardi al 2017 – Fonte Banca Mondiale, Ufficio del Censimento Stati Uniti d’America > contagiati 80.761 incidenza 0,005% circa, equivalente a 0,058 ogni mille abitanti / morti 3136 / ricoverati 60.115; rapporto ricoverati § contagiati 74,43%; rapporto morti § contagiati 3,88% );
MONDO (abitanti 7,769 miliardi al 2020 – Fonte Worldometers > contagiati 118.347 incidenza 0,001% circa, equivalente a 0,015 ogni mille abitanti / morti 4267 / ricoverati 65.105; rapporto ricoverati § contagiati 55%; rapporto morti § contagiati 3,60%).              (FONTE https://www.worldometers.info/coronavirus/https://gisanddata.maps.arcgis.com/apps/opsdashboard/index.html#/bda7594740fd40299423467b48e9ecf6

COMPARAZIONE RISULTATI

ITALIA

  • Influenze non-coronavirus: nei periodi considerati, i dati confermano una più elevata probabilità di contagio (9% medio), con un minor tasso di mortalità (0,15% circa) tra i contagiati.
  • Influenza Coronavirus: presenta scarsissima, quasi insignificante, probabilità di contagio (0,016%), ma un maggior tasso di mortalità (6,21%) tra i contagiati, risultando più aggressiva, cui però corrisponde, per i soggetti non a rischio, un tasso di guarigione  pressoché totale.

ITALIA, CINA, MONDO 

  • Incidenza dei contagiati sul numero di abitanti: i dati hanno evidenziato che è più alta in ITALIA (0,016%), CINA (0,005%), MONDO (0,001%);
  • Rapporto morti § contagiati: vede al primo posto l’ITALIA (6,21%), CINA (3,88%), MONDO (3,60);
  • Rapporto ricoverati § contagiati: vede al primo posto la CINA (74,43%), MONDO (55%), ITALIA (9,89).

COMPARAZIONE INFLUENZA CORONAVIRUS § MALATTIE EPIDEMICHE AD ALTO INDICE DI CONTAGIO E MORTALITÀ   

Epidemie che giustificano maggiormente misure precauzionali di estrema drasticità.

CONCLUSIONI               

I risultati vanno interpretati nella loro complessità, sui quali, in questo momento, è possibile fare soltanto ipotesi. Sicuramente indicano la necessità di utilizzare i dati in modo tempestivo per non sottovalutare il fenomeno Coronavirus, valutandone i reali fattori di rischio. E’, dunque, indispensabile potenziare gli interventi di prevenzione, senza per questo giungere a misure cautelative degne di uno Stato di polizia militarizzato. Gli interventi vanno rivolti soprattutto a sottogruppi di popolazione a rischio, quali anziani, bambini e soggetti affetti da gravi patologie pregresse.

In definitiva, i dati dimostrano che, almeno in Italia, per i contagiati il ricovero non è indispensabile – va assicurato soltanto a chi è in grave pericolo di vita – e ancor meno sussiste il pericolo di morte (quest’ultimo è minimo anche in Cina e nel Mondo), in più è alto il tasso di guarigione. Pertanto, l’allarmismo e il panico di massa, provocati da una discutibile gestione politica e istituzionale del fenomeno Coronavirus, sono del tutto ingiustificati.

Quindi, se la paura delle istituzioni è amplificata dal non avere strutture sufficienti di rianimazione intensiva e sub-intensiva, per accogliere l’eventuale eccedenza di ricoveri,  basterebbe attrezzare con apparecchiature specifiche le varie caserme attive e dismesse, gli ospedali militari, gli altri immobili pubblici adibiti a prestazioni sanitarie. Se è possibile organizzare negli scenari di guerra le unità di rianimazione sotto le tende degli ospedali da campo, in condizioni di maggiore emergenza, non si comprende perché non sia fattibile realizzare ciò all’interno di uno Stato.

Lo studio del NCBI si conclude sostenendo che l’imprevedibilità del virus dell’influenza non-Coronavirus continua a rappresentare una grande sfida per gli operatori sanitari e i responsabili politici, figuriamoci quale minaccia terrificante possa costituire il Coronavirus.

Certo è che gli interrogativi inquietanti che sovvengono sono numerosi. Allora chiediamoci: “Come mai negli anni scorsi non sono state prese le stesse misure cautelative anche per le influenze non-Coronavirus, che dai dati risultano ancor più estese in termini di contagio e con un numero di morti più elevato?”Per coerenza comportamentale etica e morale, nella prossima stagione invernale, in cui sappiamo già che per influenze non-Coronavirus i contagiati saranno circa 5.000.000 milioni e che moriranno dalle 8000 alle 17.000 mila persone – sempre da dati illustrati – adotteremo le stesse misure cautelative?”Cosa c’è realmente dietro a questo allarme così enfatizzato?”

Avremo bisogno di tempo per approfondire, comprendere e dare risposte plausibili. Nei prossimi articoli tenteremo di farlo.

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