di MARA PRINCIPATO
Il 25 gennaio è ricorso il 4° anniversario della scomparsa di Giulio Regeni, il cui corpo nudo e atrocemente mutilato fu ritrovato il 3 febbraio 2016 – almeno secondo l’ultima versione accreditata – nei pressi di una prigione del Cairo appartenente ai Servizi Segreti Egiziani.
Giulio era in Egitto per svolgere una ricerca di dottorato sui sindacati locali per conto dell’Università di Cambridge, allorché venne prelevato da agenti dei Servizi Segreti Egiziani che lo uccisero, perché sospettato di avere legami con il movimento sindacale che si opponeva al governo del generale Al Sisi, che tutt’oggi non sono stati ancora provati con certezza
Quattro anni durante i quali i magistrati di Roma, attraverso numerosi incontri con gli inquirenti egiziani, hanno cercato di accertare la verità su chi ha tolto la vita al giovane ricercatore friulano, il cui corpo mostrava segni evidenti di tortura.
L’uccisione di Giulio Regeni ha provocato sulla vicenda, soprattutto in Italia, un acceso dibattito politico inerente ai probabili depistaggi attuati dai Servizi Segreti e di Sicurezza del governo egiziano. Tali sospetti hanno causato “apparenti” tensioni diplomatiche con l’Egitto.
Perché “apparenti”?
Non vi è da meravigliarsi se le ultime notizie aggiornate al settembre 2019 dicono che le indagini sulla morte di Giulio Regeni sono impaludate.
Vi è da chiedersi come sia possibile che lo stesso Al Sisi, sospettato di essere il mandante o comunque di coprire suoi zelanti collaboratori, possa assicurare al Presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte – incontrato il 25 agosto 2019 al G7 di Biarritz, in Francia – “L’impegno per scoprire le circostanze del caso e arrivare ai criminali e consegnarli alla giustizia“, e come possano essere credibili le affermazioni dello stesso Conte, il quale ribadisce: “La determinazione del governo italiano, interprete dell’opinione pubblica, a chiedere effettivi risultati dalle indagini sul caso Regeni, è stata ribadita… Tale determinazione non verrà meno anche da parte dei prossimi governi“.
Nel frattempo la ragione commerciale ha dominato la scena. Infatti, Italia ed Egitto hanno concluso accordi su armi e sistemi di software che permettono lo spionaggio a distanza di dati e informazioni personali.
Un’altra ricerca della verità sacrificata in nome della “ragion economica” e della “ragion di Stato”.